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Moti arcani e altre coreomagie

Possiamo reincantare il mondo lasciando evaporare la rigidità di etichette e divisioni e liberando così potenziali visioni e vagheggiamenti?

Se la magia è l’esplorazione estetica del mistero (Max Maven), allora è una tecnologia che permette di addentrarci nel profondo di un mondo sommerso, di sperimentare grammatiche che rimescolano le carte tessendo amicizie segrete tra elementi, persone e cose, come pozioni che scatenano trasformazioni e baluginii: ciò che non si vede, e non appare ovvio, disordina e crea un’inattesa tessitura del mondo, reticolati e paesaggi che increspano spazio e tempo in nuovi orizzonti. Scrigni per l’incubazione di nuove creazioni e creature, portali per fusioni di passato e presente. 

Viviamo in un presente in cui il potere è gioco muscolare, in cui i confini sono netti, le possibilità delle nostre identità individuali e collettive sono ridotte a semplificazioni binarie che pre digeriscono la complessità e impoveriscono le nostre possibilità critiche e immaginative. La scatola cranica è l’organo di governo e la rigidità cerebrale scandisce il volume cubico delle forme delle nostre istituzioni. Un presente in cui la logica deterministica e scientifica, con un tocco di austerity, dice che non c’è alternativa e tinge l’orizzonte del possibile di un grigio perpetuo che consolida l’immagine cementifica degli scenari che abbiamo davanti. 

In questa desolante disillusione, convochiamo l’incanto come ripopolazione cromatica, come riappropriazione dell’irrazionale e del diritto alla contraddizione, o meglio come possibilità di far coesistere persone, cose ed elementi opposti nello stesso spazio o persino nello stesso corpo. Un eccesso iridescente di possibilità che brulicano e frastagliano i confini delle forme e delle individualità: una promiscuità che sfugge alla funzionalità e al controllo.

Organismi cangianti, mutanti e mutaforma che si infiltrano nelle pieghe del tempo portando a galla quello che giace sotto, un superpotere che fa riemergere quello che il potere politico cancella.
Possiamo reincantare il mondo lasciando evaporare la rigidità di etichette e divisioni e liberando così potenziali visioni e vagheggiamenti?

Con Moti Arcani ci appelliamo alla Magia come arte di schiudere portali verso possibilità ancestrali o predittive, affidandosi a forze invisibili e congregazioni inattese.
Rimettiamo al centro il mistero e l’ambiguità come forme di sapere e strumenti politici, desideriamo essere una zona di inclusività universale dove non temere l’altro e la trasformazione.
Sogniamo un luogo dove originare corpi mutanti, in cui la vita è in perenne circolo ed eccesso, in cui inebriarci dell’altro attraverso l’arma poetica della meraviglia che libera ciò che è nascosto nel profondo: ciò che è occultato al livello individuale, collettivo e sistemico. 

Nel 2025 Lavanderia a Vapore diventa antro di un gioco alchemico, una zona di mescolanza tra persone e cose, amalgama di pozioni per una rivoluzione poetica che riconfigura il presente sovvertendo il principio di non contraddizione, non esaurendo domande in formule ma facendole riecheggiare in un eco tremulo in cui far vacillare le certezze di pensieri e posture assertive. Mondi onirici, abissi sotterranei, fantasmagorie luminose nello spazio vuoto, scambi di ruoli e svelamenti di abiti sono solo alcune delle poetiche che attraverseranno le residenze e le creazioni dei programmi pubblici, permettendoci di fare viaggi in spazi vibranti.
Quali sono i confini geopolitici del pensabile in questi paesaggi indistinti ancestrali e misteriosi? Quali mondi sommersi o siderali possiamo evocare attraverso sommosse coreografiche?