Gli anziani fragili devono muoversi il più possibile. Al contrario di un oggetto o una struttura ‘fragile’, da custodire con cura e il più possibile ‘immobile’, con l’invecchiamento l’essere umano ha bisogno di mantenersi ‘in movimento’, sia dal punto di vista motorio che cognitivo, per prevenire ed eventualmente curare la fragilità.
Questo è solo uno dei molti paradossi associati all’invecchiamento.
Cos’è la fragilità?
La fragilità è una condizione clinica in cui c’è un aumento della vulnerabilità con una riduzione delle autonomie personali e un aumentato rischio di eventi avversi (ospedalizzazione, istituzionalizzazione e anche mortalità) quando si è esposti ad un fattore di stress. Essa può verificarsi come risultato di una serie di modifiche biologiche e funzionali dell’organismo ed è modulata dalle malattie e disabilità e dalle conseguenze psico-emotive cui la persona anziana può andare incontro con l’avanzare dell’età.
Lo sviluppo di un concetto di fragilità multidimensionale, cioè che consideri la persona anziana come l’esito di una integrazione dinamica dei diversi domini o dimensioni (funzionale, cognitiva, biologica, clinica, psico-sociale, ecc.), è determinante per poter assistere ad un cambiamento culturale in ambito sanitario che sposti l’attenzione da un approccio all’ anziano centrato fondamentalmente sulla singola malattia o sull’organo malfunzionante verso una visione della salute quale stato di benessere focalizzato sulla qualità di vita.
Per questo motivo, lo studio delle caratteristiche fisiopatologiche della fragilità è un argomento fondamentale della ricerca gerontologica degli ultimi anni in quanto utile nella valutazione delle decisioni cliniche da prendere nell’anziano, spesso difficili in un contesto in cui la linea tra accanimento diagnostico-terapeutico e astensionismo è spesso sfumata e fonte di considerazioni in cui scienza ed etica si confrontano necessariamente con opinioni e preferenze personali.
Un altro aspetto da considerare è la fragilità psico-sociale che è emersa prepotentemente durante la pandemia COVID-19: isolamento e solitudine dell’anziano, infatti, hanno conseguenze non solo pratiche, quali quelle legate alla difficoltà di gestione delle vicende domestiche, ma anche sanitarie come dimostrato dall’aumento dei disturbi del sonno, ansia e depressione ma anche delle malattie croniche, inclusi i tumori, riportato negli studi epidemiologici più recenti. La fragilità si previene e si cura attraverso l’esercizio fisico, una alimentazione corretta e sana e lo sviluppo di una vita sociale il più possibile attiva; tutti percorsi praticabili con grande difficoltà nel periodo pandemico.
Il progetto DanzArTe
All’interno del progetto DanzArTe, i partner dell’E.O. Ospedali Galliera di Genova sono incaricati proprio di sviluppare l’approccio multidimensionale all’anziano per identificare i soggetti a rischio di fragilità proponendo un intervento di prevenzione multimodale.
Se l’anziano fragile ha bisogno di muoversi, è infatti fondamentale il modo in cui questo movimento viene svolto: è importante che il movimento sia fatto insieme, in un contesto sociale di relazione e rapporto con gli altri, e che preveda una contestuale stimolazione sensoriale (vista e udito) e cognitiva che dia un senso compiuto e finalizzato al movimento.
Il programma DanzArTe prova a rispondere a questa esigenza spostando l’attenzione dal piano delle condizioni contingenti, di qualunque natura siano, al piano della memoria del corpo. Il progetto mira, infatti, a validare scientificamente un protocollo di attivazione motoria e cognitiva per anziani fragili o a rischio fragilità, basato sulla manipolazione in tempo reale – attraverso il movimento, di opere d’arte guidata dalla sonificazione. La sonificazione è un ramo dell’informatica musicale che si occupa di utilizzare il suono per comunicare informazioni. Nel contesto di nostro interesse, le sonificazioni create per DanzArTe hanno lo scopo di aiutare i partecipanti all’esperienza ad identificare le qualità dei loro movimenti, ad esempio quanto sono “fluidi”, “frammentati” o “pesanti”.
Dal punto di vista della ricerca scientifica la proposta di DanzArTe nasce da un consorzio interdisciplinare di partner, nonché da una lunga esperienza nata da progetti nazionali ed europei (come Horizon 2020). Un punto di vista, dunque, interdisciplinare che punta ad unire le prospettive cliniche sulla fragilità e sulla capacità di riconoscerne indicatori sensibili, con quelle tecnologiche, per l’elaborazione automatica di sistemi in grado di definire le qualità dei movimenti prodotti e creare adeguati modelli di sonificazione, che possano essere un valido supporto all’esperienza degli utenti. Inoltre vengono incluse nel programma le prospettive performative, dove l’esperienza coreografica si declina nella capacità di mettere in relazione le qualità ed i contenuti affettivi del gesto ed infine la prospettiva museale, in cui si riprogettano e si immaginano nuovi modi di fruire il contenuto culturale.
Dal punto di vista clinico, l’esperienza dei laboratori di DanzArTe rappresenta anche un interessante strumento di valutazione precoce degli indicatori di fragilità, offrendo la possibilità di monitorare il movimento di persone pre-fragili e rilevare indizi anche minimali di potenziale rischio, in un contesto informale (e piacevole innanzitutto), e vicino alla vita quotidiana (più “ecologico”, usando una terminologia tecnica) rispetto alla visita ambulatoriale. Nel periodo che stiamo vivendo, inoltre, in cui la pandemia da Covid-19 ha drasticamente cambiato la vita sociale dell’intera popolazione ed in particolare di quella anziana, isolandola, questi laboratori si configurano anche come un utile strumento di contatto per i soggetti anziani a rischio di fragilità con il mondo esterno.
La valutazione della fragilità nei partecipanti ai laboratori di DanzArTe?
Nella fase pilota del progetto, ci si rivolgerà ad anziani residenti in RSA del territorio genovese e torinese, per una serie di laboratori di 4 sedute (di 45-60 minuti), rivolte ad un gruppo di 4-5 utenti. In tutti i soggetti inclusi nel programma, la condizione di fragilità viene misurata con il Multidimensional Prognostic Index (MPI). Si tratta di un indice multidimensionale, che attraverso la valutazione di 8 domini che includono le abilità basali e strumentali della vita quotidiana, le capacità motorie, lo stato nutritivo, lo stato cognitivo, il numero di patologie croniche e di farmaci assunti, e lo stato co-abitativo, permette di calcolare il rischio di fragilità del soggetto che viene espresso con un indice numerico che va da 0 (rischio minimo) a 1 (rischio massimo). Questo indice, ampiamente usato in ambito scientifico e clinico, viene calcolato al momento dell’inclusione dei soggetti in DanzArTe, e successivamente 1 e 3 mesi dopo lo svolgimento dei laboratori, utilizzando la versione telefonica dell’MPI, il TELE-MPI. Parallelamente al calcolo del rischio di fragilità, i soggetti che parteciperanno a DanzArte verranno sottoposti ad una valutazione funzionale, per misurare la forza e la qualità della camminata, ed una valutazione clinica dei parametri vitali. Infine, l’esperienza complessiva del progetto verrà valutata attraverso un questionario di soddisfazione a cui i partecipanti dovranno rispondere a fine esperienza, ed una valutazione della percezione fisica ed emotiva dell’anziano attraverso il questionario Qualità di Vita (QoL). L’approccio multidimensionale e multidisciplinare alla valutazione della fragilità dei soggetti inclusi nel programma, nell’arco del breve-medio periodo, e della loro soddisfazione rispetto alla partecipazione all’esperienza e al loro stesso stato psico-fisico, garantisce di comprendere l’efficacia e la bontà di una generalizzazione dell’esperienza di DanzArTe per una sua auspicabile diffusione sul territorio. Dopo una prima fase di studio nel contesto “protetto” delle RSA, infatti, una seconda fase vedrà riprodotta l’esperienza in un contesto di “comunità”, all’interno degli spazi delle Lavanderie a Vapore, di Collegno così come degli spazi museali dei Musei Diocesani sul territorio. In questo modo, entro la fine del progetto (biennale), la nostra idea è quella di poter creare un vero e proprio “format” esportabile al di fuori delle realtà coinvolte direttamente nel progetto.
Riscoprire dunque se stessi, attraverso l’arte, con la trasformazione della propria persona in materiale sonoro, in un gioco del memory per il corpo e la mente, da condurre in una sorta di gioco di gruppo, come forma di attivazione e benessere per l’anziano a rischio di fragilità. Questo l’obiettivo che vede riuniti i clinici dell’Ente Ospedaliero Galliera di Genova e gli ingegneri esperti in tecnologie della sensibilità di Casa Paganini – InfoMus, laboratorio di Ingegneria Informatica dell’Università di Genova.
Erica Volta, Alberto Pilotto, Dipartimento di Cure Geriatriche, Ortogeriatria e Riabilitazione, E.O. Ospedali Galliera, Genova