Può la scrittura configurarsi come uno strumento di accompagnamento e lettura dell’atto coreografico (o performativo in genere)? Attraverso parole, immagini e suoni, Eugenia Coscarella e Arianna Perrone esplorano tale territorio e i suoi interstizi, servendosi – tra le altre – di modalità creative già avvicinate nel corso del campus pilota di dance writing ideato a giugno scorso dalla Lavanderia a Vapore, insieme a Scuola Holden e Springback Academy. La prima – attingendo alla propria ricerca sul dialogo tra danza e poesia e sui modi per lasciar emergere la parola dal corpo – attraversa lo sharing di Tabula Rasa di Doriana Crema con tutti i suoi interrogativi, facendone affiorare l’eco in sé depositata. La seconda – inviata di Lavanderia a Vapore al Dublin Fringe Festival per la mobilità prevista dal progetto How do you spell dance? (grazie alla collaborazione di Boarding Pass Plus Dance) – si lascia ispirare da alcune date della rassegna per dar vita a personali componimenti in verso libero. A offrire una sintesi tra queste due polarità è Asia Passerella, con la sua mappa di visualizzazione immediata.
TABULA RASA. Accadere nella domanda
di Eugenia Coscarella*
partecipante a Tabula Rasa: ricerca aperta | sharing
di e con Doriana Crema
4 ottobre 2022
Arrivo. Arriviamo.
Il silenzio è pieno e le sedie vuote.
Tutto è già lì, segnato, nel vuoto,
pronto ad accadere.
Allora accadiamo.
Io sono accaduta qui.
Vicino a te, lontano, altrove.
Nello spazio vuoto, tra buio e luce, noi siamo.
E altrove qualcuno ci ha già raccontato.
Ti saluto, abbi cura dello spazio vuoto.
Podcast: parole e voce di Elena Pugliese, artista del TRA, tratto da Il viaggio del testimone, restituzione degli sharing di Tabula Rasa.
* la modalità di lavoro messa in gioco attinge a una ricerca avviata nel 2019, insieme al poeta Massimiliano Bardotti, relativa al dialogo tra danza e poesia e alle modalità di emersione della parola dal corpo, a partire da un macro-tema di ispirazione.
DUBLIN FRINGE FESTIVAL
un reportage in prosa e in versi di Arianna Perrone
10- 25 settembre 2022
Dublino a suon di Fringe è ritmo dappertutto. Son gambe ed occhi vispi, pura arte mescolata. Per le strade, nelle sale, anche dentro la cornetta, riverbera la gentilezza. L’esperienza si è rivelata una nube di giorni elettrica, carica di cura entusiasta e inventiva organizzata.
Come lo spazio
a partire dalla performance ANATOMY OF A NIGHT
Come lo spazio di un Rettangolo – largo quanto un tappetino per la doccia -, può espandersi a poco a poco? Troviamo una risposta nei gesti di Nick Nikolaou, che con la sua presenza oscilla nel movimento conquistando centimetri di spazio come centimetri di sé.
Stiamo parlando di Anatomy of a night, lavoro presentato all’edizione 2022 del Dublin Fringe Festival. Un corpo solo, in mutande, si muove nel buio. Il gesto non è sicuro né preciso, è piuttosto morbido, di una sensualità che fluisce goffa, depositandosi negli angoli del corpo per trasformarli in curve ampie di movimento.
Nikolaou abbraccia il desiderio di espressione scivolando lento dentro una sottoveste di paiette.
Gli abiti sono prolunghe, lenti colorate attraverso il quale lo guardiamo espandersi. Gioca coi suoi connotati anatomici adornandoli: stoffe, colori, luci e musica sono alleate, di una scorribanda notturna; una one shot dance for a night.
Il rettangolo dell’inizio si trasforma: il performer indossa un completo maschile e gioca alla virilità ora, quella del fumo, delle prestazioni di forza fisica, della seduzione di chi caccia. Un istante dopo è una soubrette scintillante, canta padroneggiando lo spazio, legittimandoselo come una diva: il rettangolo diventa un Palco. Il ritmo elettronico dei bassi scandisce la presenza camaleontica che sboccia in una sfilata di moda.
Il rettangolo diventato palco si fa ora: Club. Tutto luci e tacchi, cosce e bailar. La più queer delle queen giunge all’ultima esibizione. Il tempo giusto per far librare l’energia di tutti e tutte le performer che è stato e dei corpi che con tanto d’occhi, lo hanno contemplato fino a desiderare il suo posto.
E a cui ora, lascia libera la Piazza.
Monologo immaginato
a partire dalla performance ÒWE
Vi racconto cosa è stato.
Sono vivo e premo play!
Ho il feticcio scintillante
in un angolo, è invadente
Seguitemi nei sussurri
Perdetevi nei suoni
Non abbiate paura di immergervi
dentro ai richiami
Gli animali saranno presenti in sala
Ecco il registratore
schiaccio i tasti
si compone il movimento
ricompone
le memorie
echi
sordi
di antenati
ho in testa una voce
di bambino
dentro un telo a tinte vive
un uccello con le mani
sbatte le ali nello spazio
La Nigeria è
un arazzo
di radici
dentro al cuore
percussioni sono il battito
sulla pelle,
le sentite?
Pulsa una fede
che non conosco
mi vive attraverso
le stringo la mano
La incontro dovunque
nel caos del mercato
le grida sguaiate
mia mamma, la spesa
poi inizia l’Irlanda
la danza, l’attesa.
Cecco ‘22
a partire dalla performance DANCE DOUBLE BILL – TEST 1
S’io fossi schermo
mi sentirei stanco
la pellicola protettiva
mi scollerei
Getterei le notifiche nel cesso
e di notte lo ammetto,
io sognerei
Microfono e fotocamera
invertirei
per ascoltare l’eco di me stesso
Agli altri l’accesso io negherei
di silenzio forte
mi intontirei
nella giornata internazionale del vetro spento
in vasca idromassaggio
mi immergerei
per farmi seguire dal tepore
rammentare al mondo
che anch’io
mi assento
tra la fine e l’inizio del sentire
S’io fossi luce bianca,
mi scalderei
e ogni tanto da candela accesa
sarei travestito
S’io fossi social
sarei senza gusto
e tutti i pollici
io taglierei
ogni tanto
romperei il flusso
della navigazione
la bussola
stravolgerei
S’io fossi Vita
me la ballerei
e attraverserei lo schermo solo a ritmo
Tra questo e pausa
me la giocherei
divertendomi
in un tempo non ristretto
S’io fossi cavo
come sono e fui
insegnerei agli adulti
che scaricarsi
è ok
Ai bambini
a usarmi come corda per saltare
suggerirei.
Grido discreto
a partire dalla performance DANCE DOUBLE BILL – SAOIRSE NA MBAN
(There is no freedom until the freedom of women)
Raduno le mie cose
Inerme
in mezzo
a voi
Sorelle siete?
col capo reclinato
Un campo di battaglia
abbiamo addosso
i piedi di cemento, armati di memoria
sono di chi
faccia al vento
è arrivata tempo prima
è inciampata
e prima si è messa al riparo
Convinta, ingenua
che noi avremo avuto da vender coraggio
Rovente
Lancio pugni
al vuoto dolce
pieno forte
di rancore
Sono ornata di paura
testa coperta
in sovrimpressione
Se mi ridate una canzone
di quelle allegre che mi scateno
il cuore si allinea, al polso e al respiro
E magari i passi
li muoviamo assieme
Il pop porta scompiglio
l’unisono rompe la tela
Potenza come uno scherzo
verremo prese sul serio?
Scateniamoci ve ne prego
anche se ci fa paura
Tumuliamo la vergogna
sotto veli da ballerina
Siamo oltre che ben educate
siamo la miccia di una bomba
che scoppia
Polvere da sparo
lo scrocchio di un vulcano
siamo tela
in bianco grezza
Scrivici sopra
ch’io grido discreta
la mia
tenerezza.
PAROLE NELLO SPAZIO. Punti di sutura e visualizzazioni immediate
Tentativi di “collegare” l’asse Dublino-Collegno
di Asia Passerella