an oceanic network that sensitizes us to ways how everything moves, lives, corresponds.
The following documentation calls for feeling and imagination to interweave a sign of recognition of the space that formed:
the memory, layered as skin,
is entered
through underwater printing, which submerged the photosensitive paper in water to capture from underneath the visible. The reader will encounter oneiric images layered with words that emerged during the post-showing feedback and photography dressed up in fabrics and symbols remembered from the performance.
The sensorial quartet, performed by a photographic process and three texts beginning with “I saw”, “I heard”, and “I felt” (referring to Simone Forti’s feedback method that we used), unveils a language of shapes and shadows, immersing the reader into a temporary alphabet that narrates, scene by scene, the collective memory from the audience’s perspective.
How the dramaturgy of a memory unfolds, opens us and immerses us in other modes of relationality?
La pratica del feedback è approfondire la visione. Un fare sufficientemente delicato, da entrare nelle pieghe dei lavori senza strapparne gli strati e abbastanza incisivo, da navigare negli interstizi per svelarne il potenziale nascosto.
Smussare gli angoli senza perdere la direzione.
Un’alleanza di intenti e di sguardi e una rete di punti di vista e metodi hanno costruito uno spazio-tempo privilegiato di strumenti, che hanno permesso di trasformare i desideri in domande.
Si intravede una direzione, qualcosa di distinto e smussato viaggia nello spazio
In che modo questa pratica ha a che fare con la comunità?
La palestra del feedback ha coinvolto un gruppo eterogeneo di artisti e curatori in una residenza formativa dedicata alla condivisione e sperimentazione di metodologie specifiche, tra cui il Critical response process di Liz Lerman e il DasArts Feedback method, per leggere, dare e ricevere feedback sui materiali creativi artistici e curatoriali, ancora incompiuti. Un lavoro di gruppo sviluppato equamente su tre diversi ruoli: espressione, ricezione, moderazione del feedback.
Abbiamo esercitato i metodi con rigore, ma anche lasciato spazio alla condivisione di nuovi strumenti di feedback:
Ci siamo allenati a formulare e riformulare insieme le domande di apertura e di lettura, per trovare chiavi di accesso specifiche, rispetto al lavoro in osservazione.
Ecco alcune domande che hanno guidato il nostro processo di feedback e che sono emerse da esso:
Questi materiali sono stati creati appositamente per la palestra dei feedback, per essere degli strumenti per riflettere e meta-riflettere sulla residenza stessa e quindi documentarla, dal punto di vista dei contenuti, il metodo, l’atmosfera e l’ecosistema.
La loro estetica incarna il tema dello sfogliare, il maneggiare, lo svelare, aprire e sollevare lo strato, senza un ordine e gerarchia specifici. Tutti elementi che evocano le azioni centrali della residenza: lettura e feedback di lavori incompiuti.
Il dialogo generato dalla loro osservazione ha permesso di far emergere cosa abbiamo fatto, come abbiamo lavorato, cosa ha funzionato, cosa ci portiamo via da questa esperienza e come lo rilanciamo in futuro, nei rispettivi contesti e ambienti, così come nel futuro d’insieme.
NOTE:
La palestra del feedback è un progetto a cura di Shared Training Torino, Workspace Ricerca X e Lavanderia a Vapore. Con Ilaria Bagarolo, Silvia Bottiroli, Mariana Calazans, Giulia Ferrato, Angela Fumarola, Daria Greco, Giulia Muroni, Matteo Rinaldini,Lucrezia Rosellini, Elisa Sbaragli.
I materiali estetici sono stati creati da Eugenia Coscarella e Kadri Sirel come strumenti di una pratica di feedback sulla palestra del feedback, per facilitare la digestione collettiva e l’emersione di ciò che è stato generato in termini di nuovi saperi e conoscenze, da portare via con sé.
La documentazione di Dance Wella cura di Gaia Giovine Proietti traccia l’esperienza di una comunità estesa, che si incontra attraverso le pratiche di danza e filosofia.
È un disegno che si crea facendolo in cui si riversano le immagini degli eventi vissuti, di cui non se ne ha ancora l’idea definitiva, un aiuto per elaborare e metabolizzare il vissuto, per ricrearlo e liberarlo.1
Persone, spazi, opere, concetti, immagini, emozioni, si incontrano, si toccano, si mescolano nei mondi intermedi dell’immaginazione, fluttuano tra le soglie, dove evaporano i confini. L’esperienza liquida si appoggia sul fondale e lascia una traccia.
Che forma assume quella traccia?
Qui, un’immersione visiva che restituisce il viaggio della traccia documentaria e la sua trasformazione, dal 2019 ad oggi: dal foglio word, passando per il taccuino, sconfina e si moltiplica nello spazio, agente performativo della soglia.
Un’entità mutaforma, metaforica, metamorfica tra intrecci multistrato: praticare entrare uscire mescolare stare ?
NOTE:
1. G. Giovine Proietti, in S. Bevilacqua, P. Casarin (a cura di), Propositi di filosofia 1. Philosophy for children/Community e pratiche di filosofia, Mimesis, Milano-Udine 2021, pp. 207-216.
3. Cut up di frammenti di testo di G. Clement, V.Despret, B.Morizot, C. Lispector, autori che, tra gli altri, informano, ispirano e accompagnano le pratiche di Dance Well
Come amalgamare il patto di fiducia e di reciproca accoglienza? Come approfondire i campi gravitazionali tra i corpi? Come sommergersi in essi?
Quelle che seguono sono indicazioni poetiche per una pozione di movimento: incontri come processi alchemici, miscele e scambi tra lo spazio, il contesto e i corpi ospitati. Queste si svelano man mano che il lettore si immerge nel campo gravitazionale tra il testo e l’immagine: la poetica tra cosafare e come farlo ci dà accesso alla conoscenza come uno stato oceanico, inesprimibile e intuitivo, che ci guiderà verso nuovi modi di relazionarci. Le partiture possono essere eseguite una per una o in sequenza:
Campi Gravitazionali nasce nell’ambito del progetto Campi Creativi. Secondo Francesca Cinalli e Paolo de Santis, i curatori del progetto, “il desiderio è quello di aprire uno spazio di ricerca artistica rivolto a quei giovani interessati a condividere un tempo di incontro, studio, e osservazione con ciò che si anima nelle residenze d’artista, nelle pratiche di comunità o negli eventi culturali. Grazie ad una stretta collaborazione con Lavanderia a Vapore, abbiamo dato inizio a questo percorso.
L’incontro e il confronto tra noi e gli artisti in residenza e con i referenti dei progetti culturali è fondamentale e pone le basi per un patto di fiducia e di reciproca accoglienza, aprendo il dialogo su ciò che si desidera condividere della propria ricerca.
Definiti tempi e modalità, avviene l’incontro sul campo: pensieri, parole, azioni gravitano e aprono domande e alterazioni, mettendo in gioco lo spirito di ricerca e la relazione tra chi prende parte al processo e chi ne è immerso intimamente.
Il passaggio successivo che completa il progetto è la rielaborazione: il gruppo e noi con loro, liberamente ispirati dai temi e dalle pratiche incontrate durante gli eventi, registriamo pensieri, intercettiamo parole, approfondiamo ricerche.
Affondando nell’esperienza, affiorano memorie, saperi nascosti, capacità creative che circolano e alimentano il percorso artistico personale e collettivo.
Lungo gli attraversamenti compiuti in Lavanderia a Vapore tra il 2023/2024 abbiamo incontrato iceberg che si ribaltano, ululati, caos sensibili e buchi neri, mareggiate, lecca lecca lisergici, ubriacature post-festini.”
Il percorso per la stagione 2024/2025 si sta per aprire con un primo incontro pronto a sommergerci nel weekend del 26 e 27 ottobre, invitando i giovani interessati a condividere un’esperienza insieme. Per maggiori informazioni sul progetto clicca qui o contattare Francesca Cinalli, curatrice del progetto a francescacinalli@libero.it
I Campi Gravitazionali sono un progetto di Francesca Cinalli e Paolo De Santis (Collettivo Tecnologia Filosofica) in collaborazione con Lavanderia a Vapore.
La documentazione nasce dalle parole di Francesca Cinalli e Paolo De Santis e dai disegni dei partecipanti all’incontro di maggio 2024. I materiali sono curati da Kadri Sirel.
Coltivare significa prendersi cura del campo, fare in modo che possa germogliare.
Osservare, scavare, rendere fertile, seminare.
Lavorare, sporcarsi le mani, sudare.
E poi riposare, in attesa del primo germogliare.
Archivio take away è un ambiente in cui è possibile ascoltare, prendersi cura e coltivare il proprio desiderio, così come si coltiva una pianta.
È uno spazio abilitante che mette a disposizione attrezzi da giardinaggio, terriccio e carta seminabile, per comporre una propria scatola, da portare con sé per scrivere, seminare e lasciare germogliare il proprio desiderio, ovunque si voglia.
Apre a un’azione performativa individuale e collettiva che mette i corpi in movimento nel tempo e nello spazio guidati dalla domanda:
PER COSA SEI DISPOSTO A SPORCARTI LE MANI?
L’archivio si forma quando ci spargiamo, riempendo lo spazio con ciò che desideriamo piantare, per il futuro.
È UN’INVOCAZIONE AL CORAGGIO DI SPORCARSI LE MANI PER CIÒ CHE CI STA A CUORE:
Ecco la mappa dei desideriche abbiamo seminato in occasione degli eventi pubblici di Lavanderia a Vapore SPRING ROLLS e ON MOBILIZATION. L’archivio take-away, in ciascun evento, ha assunto forme e creato ambienti diversi, poiché creare uno spazio abilitante significa essere in dialogo con il contesto e ridisegnare le coordinate e rimettere in discussione le forme.
È quindi un progetto aperto, in divenire, che viene reimmaginato ogni volta grazie alla relazione con il contesto, disattendendo così la verticalità storica del concetto di archivio e ricercandone uno alternativo attraverso l’esperienza.
Questi sono i ricordi condivisi tra i partecipanti al progetto IL TEMPO DELLE MELE, incontri in cui un kit sensoriale risveglia le memorie d’amore passate, per riaccendere il desiderio di innamorarci ancora. Includendo immagini tratte dall’ultimo incontro di maggio all’Orto che Cura, la documentazione propone una narrazione non lineare di ciò che è avvenuto. Dispiega la capacità della memoria di accendere un fuoco grazie ai sensi, alle emozioni e alla nostalgiae di re-immaginare il presente.