PALESTRA DEL FEEDBACK: formulare e riformulare la domanda 

PALESTRA DEL FEEDBACK: formulare e riformulare la domanda 

La pratica del feedback è approfondire la visione. Un fare sufficientemente delicato, da entrare nelle pieghe dei lavori senza strapparne gli strati e abbastanza incisivo, da navigare negli interstizi per svelarne il potenziale nascosto. 

Smussare gli angoli senza perdere la direzione.  

 

Un’alleanza di intenti e di sguardi e una rete di punti di vista e metodi hanno costruito uno spazio-tempo privilegiato di strumenti, che hanno permesso di trasformare i desideri in domande. 

Si intravede una direzione,
qualcosa di distinto e smussato viaggia nello spazio

In che modo questa pratica ha a che fare con la comunità?

La palestra del feedback ha coinvolto un gruppo eterogeneo di artisti e curatori in una residenza formativa dedicata alla condivisione e sperimentazione di metodologie specifiche, tra cui il Critical response process di Liz Lerman e il DasArts Feedback method, per leggere, dare e ricevere feedback sui materiali creativi artistici e curatoriali, ancora incompiuti. Un lavoro di gruppo sviluppato equamente su tre diversi ruoli: espressione, ricezione, moderazione del feedback. 

Abbiamo esercitato i metodi con rigore, ma anche lasciato spazio alla condivisione di nuovi strumenti di feedback:

Ci siamo allenati a formulare e riformulare insieme le domande di apertura e di lettura, per trovare chiavi di accesso specifiche, rispetto al lavoro in osservazione. 

Ecco alcune domande che hanno guidato il nostro processo di feedback e che sono emerse da esso: 

Questi materiali sono stati creati appositamente per la palestra dei feedback, per essere degli strumenti per riflettere e meta-riflettere sulla residenza stessa e quindi documentarla, dal punto di vista dei contenuti, il metodo, l’atmosfera e l’ecosistema. 

La loro estetica incarna il tema dello sfogliare, il maneggiare, lo svelare, aprire e sollevare lo strato, senza un ordine e gerarchia specifici. Tutti elementi che evocano le azioni centrali della residenza: lettura e feedback di lavori incompiuti. 

Il dialogo generato dalla loro osservazione ha permesso di far emergere cosa abbiamo fatto, come abbiamo lavorato, cosa ha funzionato, cosa ci portiamo via da questa esperienza e come lo rilanciamo in futuro, nei rispettivi contesti e ambienti, così come nel futuro d’insieme.  

NOTE:

La palestra del feedback è un progetto a cura di Shared Training Torino, Workspace Ricerca X e Lavanderia a Vapore. 
Con Ilaria Bagarolo, Silvia Bottiroli, Mariana Calazans, Giulia Ferrato, Angela Fumarola, Daria Greco, Giulia Muroni, Matteo Rinaldini, Lucrezia Rosellini, Elisa Sbaragli. 

I materiali estetici sono stati creati da Eugenia Coscarella e Kadri Sirel  come strumenti di una pratica di feedback sulla palestra del feedback, per facilitare la digestione collettiva e l’emersione di ciò che è stato generato in termini di nuovi saperi e conoscenze, da portare via con sé. 

Eugenia Coscarella e Kadri Sirel

I CAMPI GRAVITAZIONALI

I CAMPI GRAVITAZIONALI

Come amalgamare il patto di fiducia e di reciproca accoglienza?
Come approfondire i campi gravitazionali tra i corpi?
Come sommergersi in essi?

Quelle che seguono sono indicazioni poetiche per una pozione di movimento: incontri come processi alchemici, miscele e scambi tra lo spazio, il contesto e i corpi ospitati. Queste si svelano man mano che il lettore si immerge nel campo gravitazionale tra il testo e l’immagine: la poetica tra cosa fare e come farlo ci dà accesso alla conoscenza come uno stato oceanico, inesprimibile e intuitivo, che ci guiderà verso nuovi modi di relazionarci. Le partiture possono essere eseguite una per una o in sequenza:

Campi Gravitazionali nasce nell’ambito del progetto Campi Creativi. Secondo Francesca Cinalli e Paolo de Santis, i curatori del progetto, “il desiderio è quello di aprire uno spazio di ricerca artistica rivolto a quei giovani interessati a condividere un tempo di incontro, studio, e osservazione con ciò che si anima nelle residenze d’artista, nelle pratiche di comunità o negli eventi culturali. Grazie ad una stretta collaborazione con Lavanderia a Vapore, abbiamo dato inizio a questo percorso.

L’incontro e il confronto tra noi e gli artisti in residenza e con i referenti dei progetti culturali è fondamentale e pone le basi per un patto di fiducia e di reciproca accoglienza, aprendo il dialogo su ciò che si desidera condividere della propria ricerca.

Definiti tempi e modalità, avviene l’incontro sul campo: pensieri, parole, azioni gravitano e aprono domande e alterazioni, mettendo in gioco lo spirito di ricerca e la relazione tra chi prende parte al processo e chi ne è immerso intimamente.

Il passaggio successivo che completa il progetto è la rielaborazione: il gruppo e noi con loro, liberamente ispirati dai temi e dalle pratiche incontrate durante gli eventi, registriamo pensieri, intercettiamo parole, approfondiamo ricerche.

Affondando nell’esperienza, affiorano memorie, saperi nascosti, capacità creative che circolano e alimentano il percorso artistico personale e collettivo.

Lungo gli attraversamenti compiuti in Lavanderia a Vapore tra il 2023/2024 abbiamo incontrato iceberg che si ribaltano, ululati, caos sensibili e buchi neri, mareggiate, lecca lecca lisergici, ubriacature post-festini.”

Il percorso per la stagione 2024/2025 si sta per aprire con un primo incontro pronto a sommergerci nel weekend del 26 e 27 ottobre, invitando i giovani interessati a condividere un’esperienza insieme. Per maggiori informazioni sul progetto clicca qui o contattare Francesca Cinalli, curatrice del progetto a francescacinalli@libero.it

I Campi Gravitazionali sono un progetto di Francesca Cinalli e Paolo De Santis (Collettivo Tecnologia Filosofica) in collaborazione con Lavanderia a Vapore.

La documentazione nasce dalle parole di Francesca Cinalli e Paolo De Santis e dai disegni dei partecipanti all’incontro di maggio 2024.
I materiali sono curati da Kadri Sirel.

COME SI COLTIVA IL DESIDERIO?

COME SI COLTIVA IL DESIDERIO?

Coltivare significa prendersi cura del campo, fare in modo che possa germogliare. 

Osservare, scavare, rendere fertile, seminare. 

Lavorare, sporcarsi le mani, sudare. 

E poi riposare, in attesa del primo germogliare. 

Archivio take away è un ambiente in cui è possibile ascoltare, prendersi cura e coltivare il proprio desiderio, così come si coltiva una pianta.  

È uno spazio abilitante che mette a disposizione attrezzi da giardinaggio, terriccio e carta seminabile, per comporre una propria scatola, da portare con sé per scrivere, seminare e lasciare germogliare il proprio desiderio, ovunque si voglia.  

Apre a un’azione performativa individuale e collettiva che mette i corpi in movimento nel tempo e nello spazio guidati dalla domanda: 

PER COSA SEI DISPOSTO A SPORCARTI LE MANI? 

L’archivio si forma quando ci spargiamo, riempendo lo spazio con ciò che desideriamo piantare, per il futuro. 

È UN’INVOCAZIONE AL CORAGGIO DI SPORCARSI LE MANI PER CIÒ CHE CI STA A CUORE:

Ecco la mappa dei desideri che abbiamo seminato in occasione degli eventi pubblici di Lavanderia a Vapore SPRING ROLLS e ON MOBILIZATION. L’archivio take-away, in ciascun evento, ha assunto forme e creato ambienti diversi, poiché creare uno spazio abilitante significa essere in dialogo con il contesto e ridisegnare le coordinate e rimettere in discussione le forme.  

È quindi un progetto aperto, in divenire, che viene reimmaginato ogni volta grazie alla relazione con il contesto, disattendendo così la verticalità storica del concetto di archivio e ricercandone uno alternativo attraverso l’esperienza.  

Eugenia Coscarella e Kadri Sirel

IL TEMPO DELLE MELE

IL TEMPO DELLE MELE

Quando ci siamo innamorati la prima volta?


Quante volte possiamo innamorarci ancora?


Cosa ci serve per innamorarci?

Questi sono i ricordi condivisi tra i partecipanti al progetto IL TEMPO DELLE MELE, incontri in cui un kit sensoriale risveglia le memorie d’amore passate, per riaccendere il desiderio di innamorarci ancora. Includendo immagini tratte dall’ultimo incontro di maggio all’Orto che Cura, la documentazione propone una narrazione non lineare di ciò che è avvenuto. Dispiega la capacità della memoria di accendere un fuoco grazie ai sensi, alle emozioni e alla nostalgia e di re-immaginare il presente.


Kadri Sirel

DANCE WELL: MANIFESTO DI UNA PRATICA VAGABONDA 

DANCE WELL: MANIFESTO DI UNA PRATICA VAGABONDA 

COS’È DANCE WELL? 

Questa è una domanda che mi arriva spesso e nel provare a dare forma alla risposta, il ‘cosa è’ è diventato più il ‘come è’. 

È nata una nuova domanda: 

QUAL È LA QUALITÀ DELLO STARE DI DANCE WELL? 

Sono partita da un cut up di parole, pensieri, concetti della comunità estesa di dance well dancers, nati dalla pratica di danza e di filosofia. 

Il materiale arriva da incontri sviluppati a partire dall’immaginario delle piante che vagabondano e ispirati, tra gli altri, ai testi: Elogio delle vagabonde e Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Clement. 

Le piante vagabonde si fanno quindi metafora della qualità del processo, una qualità dello stare, che ho abbracciato anche per creare questa documentazione: 

UN DISEGNO CHE SI CREA FACENDO, UN FARE ALCHEMICO CHE LIBERA IL VISSUTO, LA MEMORIA, CHE RILEGGE, RICREA, RE-IMMAGINA, ATTRAVERSO SEGNI, GESTI COREOGRAFICI E CALLIGRAFICI.  

TRA PREPARAZIONE E IMPREVISTO. 

Eugenia Coscarella.

THE TRANSFORMATION OF EMBARRASSMENT INTO CURIOSITY

THE TRANSFORMATION OF EMBARRASSMENT INTO CURIOSITY

In the ambient of the On Mobilisation International Symposium, the School of Wish students Beatrice Sunny Brero, Tommaso Giachino, Elisabetta Lava, Alice Mariotti, Gabriele Totaro and Alessandra Vaccina celebrated the end of the Forever Young project. On this path, they were guided by the artists Francesca Cinalli, Paolo De Santis, Fabio Castello and Valentina Roselli to build an imaginary school based on their likes and desires. The teenagers took the adults back to school with an alternative lesson plan: one class immersed the public in play and imagination by inviting them to build ephemeral and soft landscapes, while another one opened the adults to an experience of tremble and vulnerability when dividing them into pairs and asking them to exercise losing themselves in each other’s eyes.

The poetic diagram above centers on materials from the second class. It has assembled the expectations and outcomes that were written by the audience before and after steeping in eye contact with their partners. With the expectations and outcomes facing each other on the paper as the adults faced each other during the exercise, the focus of the diagram intensifies on what unfolds in the middle, when after a few nervous smiles the partners relaxed into a shared experience: when embarrassment transformed into a sense of calm and discovery. The diagram can be read from left to right, right to left, diagonally, from down to up or the other way around, allowing the gaze to take a walk, similar to how the students made the drawings used here to emphasize the in-between space of two bodies: by practising walking on paper.

How could the transformation of vulnerability into bravery inspire an educational paradigm? 

What do the needs that were made visible by the students’ imaginary lesson plan say about the current, normative school system?

How to cultivate trust instead of self-awareness in a classroom? 

Expectations and outcomes written by the School of Wish audience on the 31st of May, drawings made by the School of Wish students during the workshops, data collected and arranged into a diagram by Kadri Sirel.