Coltivare significa prendersi cura del campo, fare in modo che possa germogliare.
Osservare, scavare, rendere fertile, seminare.
Lavorare, sporcarsi le mani, sudare.
E poi riposare, in attesa del primo germogliare.
Archivio take away è un ambiente in cui è possibile ascoltare, prendersi cura e coltivare il proprio desiderio, così come si coltiva una pianta.
È uno spazio abilitante che mette a disposizione attrezzi da giardinaggio, terriccio e carta seminabile, per comporre una propria scatola, da portare con sé per scrivere, seminare e lasciare germogliare il proprio desiderio, ovunque si voglia.
Apre a un’azione performativa individuale e collettiva che mette i corpi in movimento nel tempo e nello spazio guidati dalla domanda:
PER COSA SEI DISPOSTO A SPORCARTI LE MANI?
L’archivio si forma quando ci spargiamo, riempendo lo spazio con ciò che desideriamo piantare, per il futuro.
È UN’INVOCAZIONE AL CORAGGIO DI SPORCARSI LE MANI PER CIÒ CHE CI STA A CUORE:
Ecco la mappa dei desideriche abbiamo seminato in occasione degli eventi pubblici di Lavanderia a Vapore SPRING ROLLS e ON MOBILIZATION. L’archivio take-away, in ciascun evento, ha assunto forme e creato ambienti diversi, poiché creare uno spazio abilitante significa essere in dialogo con il contesto e ridisegnare le coordinate e rimettere in discussione le forme.
È quindi un progetto aperto, in divenire, che viene reimmaginato ogni volta grazie alla relazione con il contesto, disattendendo così la verticalità storica del concetto di archivio e ricercandone uno alternativo attraverso l’esperienza.
Questi sono i ricordi condivisi tra i partecipanti al progetto IL TEMPO DELLE MELE, incontri in cui un kit sensoriale risveglia le memorie d’amore passate, per riaccendere il desiderio di innamorarci ancora. Includendo immagini tratte dall’ultimo incontro di maggio all’Orto che Cura, la documentazione propone una narrazione non lineare di ciò che è avvenuto. Dispiega la capacità della memoria di accendere un fuoco grazie ai sensi, alle emozioni e alla nostalgiae di re-immaginare il presente.
Questa è una domanda che mi arriva spesso e nel provare a dare forma alla risposta, il ‘cosa è’ è diventato più il ‘come è’.
È nata una nuova domanda:
QUAL È LA QUALITÀ DELLO STARE DI DANCE WELL?
Sono partita da un cut up di parole, pensieri, concetti della comunità estesa di dance well dancers, nati dalla pratica di danza e di filosofia.
Il materiale arriva da incontri sviluppati a partire dall’immaginario delle piante che vagabondano e ispirati, tra gli altri, ai testi: Elogio delle vagabonde e Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Clement.
Le piante vagabonde si fanno quindi metafora della qualità del processo, una qualità dello stare, che ho abbracciato anche per creare questa documentazione:
UN DISEGNO CHE SI CREA FACENDO, UN FARE ALCHEMICO CHE LIBERA IL VISSUTO, LA MEMORIA, CHE RILEGGE, RICREA, RE-IMMAGINA, ATTRAVERSO SEGNI, GESTI COREOGRAFICI E CALLIGRAFICI.
Il manifesto poetico della residenza artistica a scuola con le pratiche estetiche di Comunità dal progetto Eco del Mondo. Scrittocon gli studentidella sezione Scenografia e Design del Primo Liceo Artistico Statale Torino nel febbraio 2024, in una dimensione rituale, dove affioravano narrazioni collettive, rapsodie imperfette, memorie e immaginari che osservavano e testimoniavano il presente frantumato: litanie, elenchi, metafore, canti, nuovi sensi… Scarnificando la parola di tutte le sue ‘croste’ storiche e culturali, si tenta di riscrivere e risemantizzare un erratico, frantumato e discontinuo fraseggio poetico.
Che fare davanti allo spettacolo del mondo in frantumi? Come è potuto succedere? Ricostruire? Cosa può rinascere dalle macerie?
Queste domande sono al centro della creazione dal titolo “Eco del Mondo”, un lavoro sulla frammentazione delle identita’, a cura di Compagnia Tecnologia Filosofica (Fransesca Cinalli, Amalia Franco, Erica Pianalto, Paolo De Santis).
In the ambient of the On Mobilisation International Symposium, the School of Wish students Beatrice Sunny Brero, Tommaso Giachino, Elisabetta Lava, Alice Mariotti, Gabriele Totaro and Alessandra Vaccina celebrated the end of the Forever Young project. On this path, they were guided by the artists Francesca Cinalli, Paolo De Santis, Fabio Castello and Valentina Roselli to build an imaginary school based on their likes and desires. The teenagers took the adults back to school with an alternative lesson plan: one class immersed the public in play and imagination by inviting them to build ephemeral and soft landscapes, while another one opened the adults to an experience of tremble and vulnerability when dividing them into pairs and asking them to exercise losing themselves in each other’s eyes.
The poetic diagram above centers on materials from the second class. It has assembled the expectations and outcomes that were written by the audience before and after steeping in eye contact with their partners. With the expectations and outcomes facing each other on the paper as the adults faced each other during the exercise, the focus of the diagram intensifies on what unfolds in the middle, when after a few nervous smiles the partners relaxed into a shared experience: when embarrassment transformed into a sense of calm and discovery. The diagram can be read from left to right, right to left, diagonally, from down to up or the other way around, allowing the gaze to take a walk, similar to how the students made the drawings used here to emphasize the in-between space of two bodies: by practising walking on paper.
How could the transformation of vulnerability into bravery inspire an educational paradigm?
What do the needs that were made visible by the students’ imaginary lesson plan say about the current, normative school system?
How to cultivate trust instead of self-awareness in a classroom?
Expectations and outcomes written by the School of Wish audience on the 31st of May, drawings made by the School of Wish students during the workshops, data collected and arranged into a diagram by Kadri Sirel.
how do we create spaces for dreaming, small openings derailing the logic of the ordinary?
what about observing, not-viewing with the questions planted in the body? when we act
but collectively
a vocabulary of displaced sensations.
is not necessarily un-occupied.
how do we suspend looking at things by their name but by
pick up experiences from spaces and encounters form questions, not answers:
I see,
I feel,
I dream,
I ask myself
in the meanwhile, looking through a fishbowl
of quotidian objects wait to unveil what we don’t know what cannot be unseen once seen here are some notes:
Interspazio is a collective research project between practices, theories and artistic paths promoted by Lavanderia a Vapore with Festival Orlando, Invisible Cities, Zona K and Periferico Festival. The laboratory took place between the 13 – 18 of May 2024.
The documentation proposes a poetic distillation of words from the laboratory, taking apart sentences and re-arranging them to capture some of the shared questions investigated during the residency week.